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Al centro di tutto sta il paesaggio. Il paesaggio della natura e quello degli uomini che hanno dialogato con essa nel tempo.

E il paesaggio di Vignale è straordinariamente bello perché è … normale.

Non è un paesaggio “da cartolina”, non offre “scorci mozzafiato”, non induce a riflessioni profonde sulla “natura delle cose”. E’ semplicemente un frammento di Maremma costiera che si è conservato miracolosamente al riparo dagli sconvolgimenti moderni che lo hanno accarezzato (una superstrada, una ferrovia, un polo industriale), ma non l’hanno toccato.

Un frammento di Maremma che non rivela subito, alla prima occhiata, tutte le sue storie, ma che ti induce a fermarti e a cercare i punti di vista giusti, per osservare e capire.

Dentro il paesaggio di Vignale c’è tutto, ci sono tutti i segni lasciati dalla vita degli uomini del passato, tutte le “cose” che di questa vita ci parlano. Alcuni sono evidenti – le colline boscose come all’epoca degli Etruschi, la fattoria sette-ottocentesca, i casali dei contadini – altri sono nascosti. Il castello medievale si intuisce appena sotto la macchia alla sommità della collina, la laguna antica la devi ricostruire con l’immaginazione o andando a fare una passeggiata nel vicino parco della Sterpaia.

Altri ancora sono proprio sepolti sottoterra e devono essere cercati con lo scavo.

Ma lo scavo deve esaltare il paesaggio, renderlo più comprensibile, non negarlo e alterarlo con una serie incontrollata di buchi.

Per questo motivo, abbiamo scelto di mantenere il nostro scavo il più “largo” e il meno profondo possibile.

L’idea è che lo scavo, già mentre è ancora in corso, debba inserirsi armonicamente nel paesaggio: costituirne un elemento di ulteriore comprensione.

Allora abbiamo deciso di “spellare” un pezzo il più esteso possibile del paesaggio moderno, per riportare alla luce un pezzo il più esteso possibile del paesaggio antico, da mettere visivamente a confronto con gli altri elementi già visibili o intuibili.

Non è una scelta facile, perché ci costringe a investire molto tempo e molte delle poche risorse che abbiamo nella manutenzione continua dell’area scavata. Ma ci pare una scelta doverosa. L’unica che permette, non solo agli archeologi che ci lavorano, ma a tutti i visitatori, di cogliere le continuità e i cambiamenti del paesaggio nel tempo.

Per questo, stiamo anche lavorando molto su progetti ed esperimenti di nuove recinzioni per lo scavo: l’idea è di trasformare un’area archeologica in un elemento vivo di un paesaggio in divenire, quasi un’operazione di land art segnalata da piccole e grandi opere d’arte che permettano di comprendere anche da lontano che in quel campo sta accadendo qualche cosa che trasformerà quel pezzetto di paesaggio maremmano.

Delicatamente, ma speriamo per sempre.

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Nina Marotta

Nina Marotta è laureanda in Metodologia della Ricerca Archeologica all'Università di Siena. Scava a Vignale dal 2006.
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