Un progetto di archeologia globale

Se un paesaggio come quello del Vignale contiene in sé – almeno potenzialmente – “tutte” le informazioni utili per conoscere il “tutto” della trasformazione di un territorio nel lungo periodo, allora un progetto di ricerca non può limitarsi a uno scavo archeologico.

E’ necessario fare un passo in avanti e mettere in campo un progetto di “archeologia globale”, un progetto cioè che non si focalizzi su questo o quell’aspetto, pure importanti, ma che metta al centro della sua attenzione per l’appunto la ”globalità” del contesto. E dunque l’insieme delle sue forme (il paesaggio, gli insediamenti, gli uomini, le cose) e l’insieme delle relazioni tra natura e uomini, nei tempi lunghi della continuità e nei tempi più brevi delle tante trasformazioni che in questi venticinque secoli si sono verificate.

Un progetto in cui tutte le fonti possibili di informazione (i resti archeologici, le carte d’archivio, le memorie orali, le immagini) siano prese in considerazione per ricostruire un affresco a diversi gradi di nitidezza – ora più sfocato, ora più netto – ma sempre inteso a mettere in relazione la singola parte con il tutto.

Una storia intermittente

Quella delle ricerche archeologiche al Vignale è una storia per molti versi “intermittente”, che inizia quasi due secoli fa.

Di resti archeologici importanti al Vignale si cominciò a parlare infatti già intorno al 1830, quando in occasione della costruzione della Via Regia Grossetana vennero alla luce molti ambienti pavimentati a mosaico. In quell’occasione venne allestito anche un piccolo “parco” archeologico, proteggendo con tettoie i resti riportati alla luce.

Di questo allestimento e delle strutture antiche che proteggeva si persero le tracce nei decenni successivi e del Vignale si tornò a parlare solo più di un secolo dopo, nel 1968, quando gli scassi per l’impianto di un nuovo vigneto determinarono danni molto gravi alle strutture sepolte, ma attirarono nuovamente l’attenzione degli studiosi e delle autorità su questo sito così importante.

Da allora, il sito è stato posto sotto tutela ed è stato oggetto di una serie di campagne di ricognizione e di raccolta dei materiali emersi nel corso delle arature superficiali, ad opera soprattutto dell’Associazione Archeologica Piombinese, che hanno avuto il merito di mantenere viva l’attenzione su questo sito così interessante.

La nostra ricerca

La ricerca attualmente in corso è stata avviata nel 2003, quando, all’avvio di una nuova aratura profonda sono tornati alla luce resti significativi del sito sopravvissuti agli interventi precedenti.

L’accordo tra Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l’Università di Siena, la Azienda Tenuta di Vignale, proprietaria dei terreni – con l’apporto determinante della Direzione Nazionale della Unicoop Tirreno e dell’amministrazione comunale di Piombino (delegazione di Riotorto) – ha consentito di programmare alcune campagne di valutazione del potenziale archeologico residuo del sito e poi l’avvio – nel 2007 – delle prime campagne di scavo estensivo.

Frutto di questa prima attività di ricerca è la stesura del progetto complessivo di indagine sul contesto paesaggistico del Vignale, che impegnerà le équipe archeologiche per diversi anni e di cui questo sito web è parte integrante del piano di pubblicazione e divulgazione.