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L’altro giorno, mentre rianimavamo il furgone per venire a Vignale, ho pensato che, nonostante tutte le difficoltà che quest’anno hanno afflitto l’organizzazione di questo scavo, mettendola seriamente a rischio, anche questa volta ce l’avevamo fatta: il ruggito di Ringhio (il nostro furgone) era lì a testimoniarlo, stavamo partendo un’altra volta per la nostra missione, per il nostro lavoro.

Questo è stato un anno lungo per Vignale. Non ci hanno piegato le difficoltà logistiche, non ci ha piegato l’albero che ha cercato di far fuori il nostro principale mezzo di trasporto, non ci ha piegato l’incendio che ha distrutto buona parte della recinzione e messo a rischio la baracca e non ci ha piegato nemmeno la decimazione del gruppo di ricerca. Ci mancavano le cavallette e poi c’erano tutte le sfighe divine. Ma nonostante tutto siamo partiti positivi, perché anche quest’anno il Vignale ricominciava.

Tuttavia devo dire che il mio entusiasmo, appena scalfito dopo aver visto gli effetti del fuoco, è sparito alla scoperta di 24 buche (diventate 28 il giorno dopo) praticate, se non la sera stessa del nostro arrivo, qualche notte prima. Buche chiaramente fatte da un “tombarolo” armato di metal detector, che non contento di aver danneggiato irreparabilmente la comprensione storica del sito, ha anche cercato di intrufolarsi nella già martoriata baracca (per rubare cosa non si  sa, forse gli serviva un piccone per il suo “lavoro”), rompendo un vetro e cercando di forzare la serratura.

Osservando le buche e rendendomi conto che non era opera di animali, la sensazione non è stata piacevole, perché mi sono sentito un po’ tradito e così gli altri, tanto da farci rivedere i nostri sistemi di sicurezza che fino ad oggi sono stati quelli elementari di un cantiere archeologico.

L’azione del nostro amico notturno ha potenzialmente mandato in fumo anni di lavoro e prospettive di conoscenza del sito. Non si tratta certo della perdita di preziosi (in senso economico) reperti: chi è del mestiere sa che in una stazione di posta romana non ci sono tesori, ciò che pesa è la perdita di conoscenza. La stratigrafia archeologica è stata distrutta senza riguardo per strati di terra o pavimenti antichi per recuperare oggetti o monete (se gli è andata bene) dal valore commerciale praticamente nullo, ma dal valore storico unico. Oggetti ridicoli in una qualsiasi collezione degna di questo nome, ma che ci avrebbero permesso di datare quegli strati e quei pavimenti, facendoci fare un passetto più avanti nella comprensione di quel pezzo di mondo antico.

 

Il vetro infranto nel tentativo di forzare la serratura della baracca, già danneggiata dall’incendio.

A questo si aggiunge il danno economico: centinaia di euro di teli di plastica che durante l’inverno proteggono lo scavo per renderlo di nuovo fruibile alla comunità quando noi torniamo, sono stati resi inutilizzabili grazie ai tagli del o dei “tombaroli” (tra virgolette perché un tombarolo vero avrebbe trovato sicuramente un luogo migliore dal quale sottrarre tesori!).

Il basolato del portico danneggiato dal tombarolo

Abbiamo sempre pensato il sito di Vignale come un sito aperto al pubblico, sebbene non sia facilmente fruibile e valorizzabile; questa apertura ci ha forse esposto a dei rischi o ad abbassare la guardia. Noi non vorremmo cambiare le cose, certo è che se queste azioni continueranno, dei provvedimenti dovranno essere presi.

Quello che vorrei far capire alla persona o alle persone che hanno compiuto questo gesto è il danno che hanno fatto al duro lavoro di un professore e di decine e decine di studenti che si sono avvicendati in quel campo dal 2004 ad oggi: gente che ci ha messo tempo, passione e spesso anche denaro e che vede il proprio lavoro ‒ perché checché si dica l’archeologia è un lavoro e non un passatempo! ‒ andare in fumo così, per il divertimento di qualcuno che ora starà contando le sue monetaglie di bronzo tutto tronfio dell’impresa.
A nessuno piace vedere rovinato il proprio lavoro, meno che mai quando per portarlo avanti vengono compiuti tanti sacrifici.

La missione andrà comunque avanti, anche grazie alle tante persone del posto che ci sostengono quotidianamente e che vorrei invitare a rimanere al nostro fianco nella difesa e nella conoscenza di un territorio così ricco, anche adesso che i tempi sono tanto difficili.

About Post Author

Alessandro Carabia

Alessandro Carabia ha 24 anni e si è laureato in Scienze dei Beni Archeologici presso l'università di Siena, attualmente è iscritto alla specialistica di Archeologia. Lavora a Vignale dal 2009 e si occupa di gestire l'archivio fotografico digitale e il sistema di documentazione wiki.
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One thought on “Un ritorno amaro…

  1. Sono a dir poco scioccata ragazzi…voi sapete bene quanto anch’io sia legata a Vignale ormai, e infatti il pensiero di poter partecipare solo due settimane alla campagna mi risulta ancora difficile da digerire!sono qui seduta alla mia scrivania cercando di preparare gli ultimi esami e di scrivere per le ultime scadenze, e intanto penso costantemente alla casa alle prime luci del mattino, a ringhio!, al “mio portico”, alle spiegazioni del prof, e agli archeologici che “stanno scavando lo scavo”! Sapere che c’è gente che non solo non capisce quale amore, quale “voglia di fare” ci sia dietro un tale progetto, ma che proprio se ne frega è a dir poco sconfortante…
    Ma dici Ale, questo non ci fermerà!

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