La ricerca attualmente in corso è stata avviata nel 2003, quando, all’avvio di una nuova aratura profonda sono tornati alla luce resti significativi del sito sopravvissuti agli interventi precedenti.

L’accordo tra Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l’Università di Siena, la Azienda Tenuta di Vignale, proprietaria dei terreni – con l’apporto determinante della Direzione Nazionale della Unicoop Tirreno e dell’amministrazione comunale di Piombino (delegazione di Riotorto) – ha consentito di programmare alcune campagne di valutazione del potenziale archeologico residuo del sito e poi l’avvio – nel 2007 – delle prime campagne di scavo estensivo.

Frutto di questa prima attività di ricerca è la stesura del progetto complessivo di indagine sul contesto paesaggistico del Vignale, che impegnerà le équipes archeologiche per diversi anni e di cui questo sito web è parte integrante del piano di pubblicazione e divulgazione.

Le premesse

La ripresa delle indagini archeologiche a Vignale trova la sua premessa alla fine degli anni Novanta, quando, in occasione dell’allestimento del Museo del Territorio di Populonia a Piombino, che prevedeva anche una sezione dedicata a Vignale, le ricerche di Jane Shepherd portarono al ritrovamento della pianta degli scavi condotti nel 1830.

Sulla scia di quel primo studio di sintesi, si costituì un piccolo gruppo di ricerca, formato da studiosi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dell’Università di Siena, con l’obiettivo di raccogliere tutti i materiali documentari fino ad allora disponibili sul sito, di ristudiarli in un’ottica complessiva e di progettare lo sviluppo di una possibile indagine di scavo.

Frutto di questo primo passaggio è stato l’articolo di A. Patera, E.J. Shepherd, L. Dallai ed E. Zanini, Il Vignale ritrovato, in C. Mascione, A. Patera (a c. di), Materiali per Populonia 2, Firenze 2003, pp. 281-313.

Il 2003/2004

Nell’estate del 2003 l’Azienda Agricola „Tenuta di Vignale“ decise di destinare nuovamente all’impianto di un vigneto il campo posto a monte della strada ed avviò quindi una nuova aratura profonda, che portò però alla luce nuovamente dei resti antichi.

I lavori vennero immediatamente interrotti e la Soprintendenza Archeologica della Toscana affidò al Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università di Siena l’incarico di svolgere una valutazione preliminare del potenziale archeologico dell’area.

Nella stessa estate del 2003 venne quindi condotta una campagna di prospezioni magnetometriche che, in un contesto comunque fortemente disturbato, rivelarono tracce significative di un possibile insediamento sepolto posto nel campo a monte della strada moderna.

Inoltre, la circostanza che alcuni dei resti umani riportati alla luce dalle arature apparivano ancora in connessione anatomica, lasciava ipotizzare che le arature più recenti avessero intaccato livelli non ancora sconvolti dagli scassi del 1968 e che quindi una parte almeno della stratificazione antica del sito potesse essere ancora esplorata.

Per la primavera del 2004 venne quindi programmato un intervento più invasivo, con il taglio di alcune lunghe trincee esplorative che rivelarono la presenza di un sito molto esteso ed articolato, con muri conservati per pochi decine di centimetri, ma con pavimentazioni sufficientemente preservate e suggeriva quindi l’opportunità di un intervento più estensivo.

Il 2005

Nell’autunno del 2005 – grazie ad un finanziamento del MIBAC e con il determinante contributo logistico dell’azienda proprietaria dei terreni – si è dunque proceduto all’apertura della prima grande area di scavo, posizionata nella porzione a monte della strada, nel punto in cui le trincee esplorative avevano indicato la massima concentrazione di strutture antiche.

Obiettivo di questa azione era quello da un lato di valutare in estensione la qualità e lo stato di conservazione della stratificazione archeologica e dall’altro quello di individuare possibili corrispondenze con le strutture raffigurate nella pianta del 1830.

I risultati sono stati incoraggianti, giacché, nonostante i danni subiti dalle arature succedutesi in epoche diverse, le strutture antiche apparivano in discreto grado di conservazione e anche la stratificazione relativa alle fasi di vita più tarde del sito apparivano sufficientemente leggibili. Inoltre, la non rispondenza tra le strutture scavate e quelle rappresentate nella pianta ottocentesca induceva a pensare che il sito fosse di estensione ancora maggiore di quella in un primo momento ipotizzata.

Alcune lunghe trincee esplorative condotte nella porzione di campo a valle della strada – dove le ricognizioni archeologiche degli anni ’80 avevano ipotizzato la presenza di una villa antica – non hanno invece dato i risultati attesi, lasciando supporre che questa porzione del sito fosse in realtà libera da strutture.

Il 2006

La campagna 2006, condotta in assenza di un finanziamento significativo, è stata integralmente dedicata allo scavo di alcuni sondaggi di dimensioni limitate nell’area immediatamente a N rispetto a quella indagata nel 2005.

Obiettivo di questa attività era quello di sviluppare la valutazione preliminare della potenzialità archeologica del sito, conducendo una serie di sondaggi disposti secondo un criterio combinato di casualità e di coerenza con gli allineamenti dei muri già individuati.

I sette sondaggi condotti con questa procedura hanno consentito da un lato di avere una immagine più completa dell’articolazione dell’insediamento, dall’altro di verificare l’estensione e il grado di conservazione di alcune strutture, in vista della programmazione di uno scavo in grande estensione. Le attività di ricognizione intensiva condotte su tutta l’area hanno inoltre portato all’individuazione, nella porzione a valle della strada, di una grande area di affioramento di frammenti di laterizi e di anfore in associazione con pani di argilla concotta, lasciando ipotizzare la presenza in quest’area di una fornace.

Il 2007

Nell’autunno del 2007 la disponibilità di un nuovo finanziamento da parte del MIBAC, la consuetà generosità dell’Azienda proprietaria dei terreni e un prezioso sostegno da parte della Direzione Nazionale della Unicoop Tirreno hanno creato le condizioni per il completamento delle attività di valutazione del sito.

In particolare è stato possibile impiantare un cantiere stabile, ampliare sensibilmente la grande area già aperta nel 2005/2006 e scavare una lun ga trincea in direzione sud-nord che attraversasse tutta la porzione settentrionale del sito, al fine di valutarne l’estesione complessiva e la conservazione della stratificazione archeologica su ampia scala.

La trincea ha condotto all’individuazione di una serie di ambienti pavimentati a cocciopesto e scanditi da muri in opera reticolata (conservati per lo più a livello delle fondazioni) e, verso nord, di quello che sembra essere il limite settentrionale dell’insediamento, segnato da un lungo muro che corre in direzione E-O.

Nella stessa porzione settentrionale, al di sopra del livello dei pavimenti antichi sono inoltre tornate alla luce le tracce di una estesa necropoli, di cronologia ancora non definibile ma comunque evidentemente almeno tardoantica, costituita da un numero stimabile in qualche centinaio di semplici tombe terragne, apparentemente prive di corredo.

Una trincea esplorativa condotta in corrispondenza dell’area di affioramento di ceramica a valle della strada ha infine confermato la presenza di una fornace, probabilmente parte di un impianto produttivo piuttosto esteso ed articolato.

Il 2008

Nell’autunno del 2008 lo scavo si è concentrato nella grande area aperta a monte della strada e ha portato ad una prima definizione delle grandi linee della sequenza insediativa.