La lunga storia degli insediamenti umani al Vignale rimane molto interessante fino alle soglie dell’epoca contemporanea. Una serie di circostanze ha infatti permesso una eccezionale conservazione complessiva del paesaggio di questa porzione di Maremma, in cui è quindi ancora possibile leggere le tracce del dissolversi del sistema insediativo medievale, caratterizzato dall’abbandono del castello, e dalla formazione di una grande azienda agricola a carattere latifondiario.

I possedimenti dell’azienda si estendevano, ancora nella prima metà dell’800 e poi fin quasi alla seconda guerra mondiale, per molte centinaia di ettari e il suo centro organizzativo e direzionale si trovava nella fattoria che sorge a mezzacosta. Alla complessa gestione di un latifondo così vasto si deve la nascita di una serie di casali dispersi nel territorio e, in ultima analisi, anche la nascita del paese di Riotorto, le cui origini sembrano appunto legate alla necessità di alloggiare la manodopera necessaria ai lavori dei campi.

Il latifondo

In coincidenza con l’affermarsi della signoria degli Appiani sul castello ed il territorio di Piombino, a cavallo tra XIV e XV secolo, il paesaggio medievale di questa porzione della Maremma viene dissolvendosi. I castelli vengono progressivamente abbandonati e si forma un estesissimo latifondo, caratterizzato dalla presenza prevalente di lagune e paludi, terreni incolti destinati al pascolo brado del bestiame e macchie fittissime. A seguito di complesse vicende politiche, con la fine della dinastia degli Appiani nel primo ventennio del Seicento, il feudo piombinese entra dapprima in possesso della casa reale spagnola, per essere poi ceduto nel 1634 al principe di Venosa Niccolò Ludovisi.

Intorno alla metà del Settecento, l’immensa proprietà Ludovisi (poi Boncompagni-Ludovisi), che riuniva in sé tutti i territori dell’entroterra piombinese, dalla piana di Rimigliano fino al golfo di Follonica viene infine suddivisa in due parti, cedute rispettivamente alle famiglie Desideri, che occupano la porzione nord, più sana e adatta allo sviluppo agricolo, e Franceschi, che acquisiscono invece la porzione meridionale, caratterizzata invece dalla presenza estensiva di stagni e lagune.

La fattoria

L’arrivo della famiglia Franceschi rappresenta un momento di svolta nella vicenda del paesaggio del Vignale, anche perché è seguito a distanza di qualche decennio dalla nascita del principato napoleonico piombinese dei Baciocchi, che comporta l’avvio di una stagione di bonifiche delle paludi dell’entroterra.

Tra la fine del Settecento e la metà dell’800 prende dunque progressivamente forma il paesaggio rurale che si è conservato visibile fino ai giorni nostri, centrato sulla presenza di una grande dimora padronale. Una carta geografica redatta nel 1796 e intitolata Porzione della Toscana Inferiore, che comprende i territori di Volterra, di Piombino, e di Massa registra puntualmente il cambiamento, indicando la presenza a Vignale di sue distinti nuclei insediativi – Vignalvecchio e Vignalnuovo – nel secondo dei quali si deve evidentemente riconoscere la fattoria appena costruita.

Insieme con la fattoria nasce all’inizio dell’800 anche la rete dei casali (Poggio alle Forche, Bellavista, Castello, etc) progettati per ospitare le famiglie dei contadini impegnati nella messa a coltura dell’immensa proprietà e nell’allevamento del bestiame.

Il paese di Riotorto

La riorganizzazione dello sfruttamento agricolo di un’azienda così estesa comportò la necessità di trovare una sistemazione abitativa alle famiglie contadine che si trasferivano in pianta stabile, sostituendo la pratica poco redditizia del ricorso al lavoro stagionale di abitanti delle colline dell’entroterra.

È in questo quadro di nuovo popolamento del territorio che uno dei casali che compaiono nella pianta del 1769 acquisì progressivamente il carattere di un vero e proprio borgo.