A partire dai grandi lavori agricoli condotti negli anni Sessanta, i campi di Vignale sono noti a tutti gli abitanti della zona come un luogo privilegiato per la raccolta di reperti archeologici.

Le frequenti arature riportavano infatti in superficie una grande quantità di materiali diversi – frammenti di ceramica, oggetti in vetro e metallo, monete ecc. – che non potevano non stimolare la curiosità di raccoglitori occasionali e di veri e propri „cercatori di tesori“, la cui attività protratta per decenni ha comportato un danno molto considerevole alla conservazione del patrimonio informativo di questo sito straordinario.

Contro la pratica dello scavo clandestino e della raccolta indiscriminata dei reperti di superficie in questi anni hanno svolto un ruolo fondamentale le associazioni culturali attive su territorio – in primo luogo l’Associazione Archeologica Piombinese – che hanno cooperato con gli enti istituzionali preposti alla tutela operando una azione di sorveglianza attiva e di recupero di materiali che rischiavano di essere trafugati.