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Aspettavo il momento di trovarmi su questo scavo da quasi un anno ormai. Nonostante conoscessi già degli habituè come Nadia ed Andrea, la vera svolta è arrivata con le lezioni del corso di Teoria e Pratica della Ricerca Archeologica del Prof. Zanini. L’idea di veder fare archeologia in maniera diversa dal solito, più innovativa e vicina alle persone, più interattiva mi ha subito incuriosito. Perché in fondo dal punto di vista pratico Vignale è uno scavo come gli altri, dove ci si alza presto la mattina, si lavora duro tutto il giorno, si va a letto tardi ma è anche un’occasione di socializzazione formidabile. Gli strumenti usati sono quelli caratteristici dell’archeologo: trowel, pala, piccone, carriola, stazione totale e via dicendo.

Quello che cambia è il concetto che sta alla base di Vignale e il risultato che si ottiene: non è qualcosa di riservato agli addetti al settore, anzi, tutto il contrario! Su questo scavo possono trovarsi a proprio agio proprio tutti: bambini delle elementari, pensionati, turisti, archeologi esperti, archeologi con qualche esperienza (come la sottoscritta) ma anche giovani studenti che per la prima volta si trovano su uno scavo archeologico. Certo, io sono qua da meno di due settimane ma mi sembra un’esperienza bellissima di comunicazione e interazione tra archeologia, territorio e persone che vivono quel territorio. Questo non può che rendermi felicissima di trovarmi qui!

C’è poi da dire che per me lo scavo ha un significato particolare: è il guizzo di luce in mezzo a un anno di grigiore passato sui libri, durante il quale capita di pensare “ma chi me lo ha fatto fare?”, per poi ritrovarmi qui, a fine giornata stanca morta e sporca di terra dalle punte dei capelli alle dita dei piedi ma col sorriso stampato in volto perché si, è questo che voglio fare da grande!

Non bisogna infatti sottovalutare il forte potere terapeutico dello scavo archeologico: per me è già la seconda volta in cui trovarmi su un cantiere rappresenta il punto da cui ripartire dopo un momento buio e difficile. Infatti questa attività richiede impegno sia intellettuale che fisico (vogliamo parlare di quanto sia soddisfacente e curativo prendere a picconate senza pietà uno strato di terraccia nera?) e ti mette a stretto contatto sia con persone sconosciute sia con compagni di corso che magari non avevi avuto modo di apprezzare così approfonditamente durante l’anno accademico. Si vengono a creare rapporti davvero particolari tra le persone grazie a questa speciale atmosfera in stile Grande Fratello e io non posso che essere grata per questo.

E’ una sensazione strana: a Vignale mi sono trovata benissimo fin dal primo giorno sia sul campo che con le persone con cui lavoro e vivo, queste due settimane sono passate velocissimamente e temo che passeranno altrettanto velocemente le ultime due settimane. Non posso che essere soddisfatta della mia scelta di venire qua, ma come poteva essere diversamente viste le premesse che avevo avuto?

Marina Lamberti

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