Per una serie di fortunate circostanze, le stratificazioni archeologiche del Vignale sono in grado di restituirci anche tante microstorie, quelle storie individuali che riempiono di concreta realtà quotidiana le grandi scansioni epocali della grande storia tradizionale. Sono per esempio la storia del fornaciaio Antiochus, del suo padrone (o ex-padrone) M. Fulvius e di un altro personaggio di cui conosciamo solo il nome – Menophilus – tutti legati tra loro dalla vicenda della produzione e del commercio delle tegole e delle anfore. Ma sono anche le storie dei tanti abitanti di un villaggio tardoantico o altomedievale, di cui non conosceremo mai i nomi ma di cui potremo però interrogare i resti sepolti, per avere informazioni importanti sul loro modo di vivere e anche sul loro modo di morire. Storie in buona sostanza non molto diverse da quelle che ci potranno raccontare i più anziani tra i contandini che ancora oggi, come i loro padri nei primi decenni del secolo scorso, abitano e lavorano in una terra che, fino ad allora, era rimasta sostanzialmente immutata per centinaia di anni.

Il fornaciaio Antioco

Le indagini fin qui condotte a Vignale hanno restituito 12 esemplari di un bollo laterizio rettangolare, recanti l’iscrizione M. FVLVI ANT, che può quindi essere letta come M(arci) Fulvi Ant(iochi). Si tratta con ogni probabilità di un ex-schiavo del patronus M. Fulvius.