Claudio Rutilio Namaziano è un poeta latino vissuto a cavallo tra la fine del IV e l’inizio del V secolo d.C. Di nobile famiglia gallo-romana, visse buona parte della sua vita a Roma, dove nel 414 ricoprì la carica di Prefetto della città.

Tra il 415 ed il 417 si mise in viaggio per mare verso la sua terra natale, la Gallia, che era stata nel frattempo saccheggiata dai Vandali. Il racconto del suo viaggio è narrato in un poema in versi “Il ritorno”, purtroppo incompleto, in cui Rutilio descrive il paesaggio che vede costeggiando il litorale che si snoda da Roma a Luni, dove il poema per noi si interrompe.
Durante il suo tragitto, Rutilio racconta di essere sbarcato a Falesia (Piombino) e di essersi poi diretto verso una villa prossima a boschi e a stagni per l’allevamento dei pesci. Da buon pagano Rutilio è rallegrato dall’essersi imbattuto proprio nelle feste in onore di Osiride che si celebrano nei villaggi per gli incroci campestri, anche se rimane colpito dalla ruvidezza del gestore del luogo.
Se pensiamo che l’antica linea di costa era molto più arretrata di oggi e che il punto di approdo di Falesia poteva non distare molto da Vignale, non è impossibile pensare che ciò che vede Rutilio -la villa, i villaggi campestri e le peschiere- possa avere a che fare con la villa e la stazione di posta in corso di scavo a Vignale.
In questo suggestivo quadro non è del tutto irrilevante che i reperti che troviamo associati alle ultime fasi di vita dell’insediamento si datino proprio entro la prima metà del V secolo.
Rutilio quindi potrebbe essere stato uno degli ultimi ospiti della villa-stazione di posta?

Falesia, vicina, ci accolse provati dal viaggio
sebbene il sole non fosse a metà cammino.
E volle il caso che allora, ilari, i villaggi per gli incroci campestri,
lenissero con feste sacre gli animi stanchi:
perché proprio in quel giorno Osiride, infine rinato,
risveglia i lieti semi a nuove messi.
Sbarcati, ci dirigiamo a una villa e vaghiamo in un boschetto,
ammiriamo gli stagni dallo specchio racchiuso in un modo delizioso:
lascia giocare i pesci arzilli fra i vivai
l’onda abbondante dell’acqua imprigionata.
Ma compensò in malo modo il riposo di quella sosta d’incanto
un gestore più duro, per ospitalità, di Antifate:
amministrava il luogo un accigliato giudeo,
bestia che si separa dagli uomini nel cibo.

(De reditu, 371-384)