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La campagna 2012 è finita da due settimane ed è quindi il momento di fare i conti per capire com’è andata.
Dal punto di vista “scientifico” – ovvero dell’avanzamento della nostra conoscenza del sito e delle sue storie – è andata senz’altro bene: la strada è sempre di più una strada, la mansio la vediamo sempre meglio e le fasi tarde di vita cominciano a prendere una bella concretezza.
Dal punto di vista umano è andata benissimo, come sempre. I professori d’orchestra della Kasta hanno suonato da par loro e i ragazzi più giovani si sono inseriti nel coro senza stonare; qualcuno si è anche lanciato in qualche piccolo assolo, con buoni risultati. I ragazzi giovanissimi del liceo di Siena sono tornati a casa entusiasti e i ragazzini delle scuole elementari hanno continuato a tessere la loro storia insieme a noi.
Ma il vero tema dell’annata è stato certamente quello economico.
La crisi c’è e morde, i fondi per le ricerche sono ormai praticamente inesistenti, e ci si sono messi anche gli imprevisti, sotto forma dell’incendio e del vandalismo.
Siamo andati letteralmente a un passo dal collasso.
Ma ci siamo guardati negli occhi, noi della Kasta, e, senza nemmeno dircelo abbiamo deciso di provare ad andare avanti e di rilanciare.
Quando la crisi economica è gravissima puoi fare due cose: ritirarti in buon ordine per contenere le perdite – ma alla fine devi chiudere un bilancio in negativo – oppure puoi rilanciare gli investimenti.
Ognuno di noi ci ha messo quel che poteva: il sistema economico locale ci ha messo a disposizione, come sempre, servizi e logistica che hanno consentito a noi di lavorare per un mese avendo dei posti confortevoli per dormire, dei pasti adeguati, il supporto delle ruspe e anche qualcosa di più. Un meccanico simpatico e competente ha curato il Ducato a prezzo di costo; un anziano e burbero genius loci ci ha raccontato storie e ci ha regalato marmellate strepitose; i giornalisti ci hanno sostenuto dando spazio alla nostra voce.
Noi abbiamo fatto la nostra parte: la Kasta ha lavorato come al solito gratis e ha messo a disposizione dei ragazzi più giovani competenze professionali, esperienze umane e disponibilità, in qualche caso ritagliando il tempo necessario a costo di acrobazie organizzative non da poco. Io, dalla posizione di privilegio di professore universitario, ci ho messo qualche euro per ricomprare i teloni di copertura vadalizzati e per rimettere in piedi la recinzione bruciata.
Insomma. Tutti insieme abbiamo fatto un investimento nella tutela, nella conoscenza e nella valorizzazione del martoriato patrimonio culturale di questo strano paese, martoriato solo da se stesso. O meglio da una parte dei suoi abitanti…
E l’investimento, come sempre accade quando si investe sulle persone e sui beni culturali, è andato a buon fine.
I ritorni sono evidenti e concretissimi.
Tre ragazzi faranno la loro tesi di laurea su argomenti correlati a Vignale. Non so quanto valga economicamente un laureato rispetto ad un non-laureato, ma so con certezza che i tre usciranno da questa vicenda diversi, più ricchi di saperi, di competenze e di esperienze. Quindi con migliori potenzialità sul mercato del lavoro, quale che esso sia.
I ragazzi delle scuole del territorio hanno materiale per lavorare tutto un anno e il progetto è grandioso: assumere l’onere di “gestire” e “valorizzare” – cioè rendere pubblicamente fruibile – un pezzo importante del paesaggio in cui quotidianamente si muovono. Si sono già dati molto da fare: hanno organizzato una vendita di libri usati e un pranzo sociale (hanno messo a tavola quasi 300 persone…) per raccogliere i fondi necessari per restaurare la recinzione, risistemare (e arricchire…) la baracca bruciacchiata, risistemare i teloni di copertura.
I genitori e i membri di alcune associazioni culturali hanno messo a disposizione tempo e competenze per trasformare il progetto in realizzazioni concrete. Le maestre si sono assunte l’onere di coordinare il tutto e di inserirlo in un percorso formativo di qualità.
In sintesi. Abbiamo fatto un investimento in piena crisi e questo investimento ha messo in moto un bel meccanismo.
Umano, culturale, ma anche, se vogliamo, economico.
Un meccanismo in cui avremo tutti da guadagnare, noi che a diverso titolo siamo coinvolti direttamente in questa storia e anche quelli a cui la cosa non interessa affatto. Ivi compreso il maldestro cercatore di tesori che, speriamo, la smetterà di vandalizzare i nostri teloni che sono costati tanta fatica a tanta gente, bambini compresi.
E, alla fine, si è trattato anche di un investimento non così oneroso. Quello che ha speso, materialmente, di più sono stato io; ma con quei soldi avrei potuto comprarci all’incirca un telefono di ultimissima generazione, che tra due anni sarebbe stato anche lui un reperto archeologico…

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