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Questo è il primo anno che scavo a Vignale, un sito ricco di testimonianze del passato; basti pensare al mosaico di IV secolo d.C., riportato alla luce nella scorsa campagna di scavo.

In questo mio diario però non voglio soffermarmi sull’emozione suscitata dal camminare a piedi nudi sulle piccole tessere colorate ma sulle persone. Senza di esse infatti non avrebbero lo stesso valore il mosaico, il resto del sito ma anche il nostro lavoro di archeologi.

Essere archeologi non significa stare con la testa china sulla terra ma anche alzare lo sguardo, guardare negli occhi le persone e trasmettergli l’amore e la passione per quello che facciamo. Il nostro lavoro è farli guardare attraverso i nostri occhi il mondo dell’archeologia, immergerli nel passato e nella storia.

A Vignale questo tuffo nel mondo dell’archeologo e nel passato avviene quotidianamente. Qui il passato viene proiettato nel presente e nel futuro e per fare in modo che il nostro mondo venga compreso, apprezzato e reso indimenticabile ci poniamo sempre un obiettivo: coinvolgere le persone di tutte le età.

Questo coinvolgimento nel nostro piccolo mondo a Vignale c’è; lo testimonia il fatto che dall’inizio della campagna di scavo sono venute a trovarci 1712 persone. Segno di come il cantiere sia aperto a tutti e di come noi archeologi siamo disponibili ad accogliere e a fare da guida ai visitatori. Il mondo dell’archeologia lo vorrei sempre così, aperto verso le persone e non chiuso su se stesso.

Uno dei progetti che mi ha coinvolto molto riguarda le attività svolte con i bambini dei comuni limitrofi.  Queste attività (ricognizione archeologica, setacciatura della terra, simulazione di scavo e via dicendo) consistono nell’avvicinare i futuri adulti all’archeologia, per fargli capire il nostro mestiere contagiandoli con la nostra passione per il passato. Del resto chi è responsabile del patrimonio culturale e dell’educazione di queste piccole menti se non noi? Io penso che sia un dovere morale educare (sia i bambini che gli adulti) al rispetto per il nostro passato perché il nostro passato è il nostro futuro e i bambini sono il nostro futuro.

Era da tanto tempo che non lavoravo a stretto contatto con i più piccoli e il modo in cui lo scavo di Vignale è stato impostato me ne ha ridato la possibilità.  Lavorare con i bambini non è mai una passeggiata, ci vuole impegno e pazienza e alla fine della giornata è come se avessi picconato per delle ore ma tutta questa fatica viene sempre premiata. Il premio è la soddisfazione di insegnare quello che ho imparato, è vedere lo stupore sui visini dei bimbi mentre il mosaico riprende vita grazie a qualche spruzzo di acqua. Ma il premio più grande che ti fa pensare “Francesca, sei riuscita a trasmettere un’emozione” è quando alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?” la risposta (almeno sul momento) è “l’archeologo”!

Francesca Oliverio

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